È sempre vantaggioso configurare completamente gli account AdWords/Analytics per il PPC?

Il PPC è uno dei rami più importanti delle strategie di web marketing, che affianca storicamente altri segmenti costituiti dall’email marketing e dalla SEO. Come ogni attività di web marketing, ha necessità di professionisti del settore che si adoperino affinché il Pay Per Click risulti ottimizzato e profittevole: una delle critiche mosse a questo sistema di advertising è quello di non risultare vantaggioso, o risultarlo marginalmente, con costi per acquisizione troppo elevati e un ROI minimo.

Considerando che quello degli annunci in PPC è il canale che insieme alla SEO porta generalmente il maggior numero di utenti in target al sito, è facile comprendere come un’impostazione ottimale delle campagne in Pay Per Click possa essere fondamentale per creare valore, leads, vendite per un progetto.

Quali sono le caratteristiche che spingono a scegliere il canale degli Ads in PPC?

  • Possibilità di comparire in prima pagina fra le SERP di Google con keywords ad alta concorrenza istantaneamente;
  • Controllo del budget e facilità di scheduling delle azioni;
  • Traffico segmentato e targettizzato;
  • Risultati veloci e misurabili;
  • Pagamento dei soli click effettivi agli annunci.

Chiaro, quindi, che sfruttare bene il canale PPC rappresenta un’importante possibilità di branding/business.

Per questo, a livello tecnico si potrebbe pensare che configurare il monitoraggio della piattaforma adwords al completo possa essere la soluzione migliore per effettuare un’analisi dei dati corretta e completa… e fondamentalmente è così. Ma, ci sono alcuni “ma”.

Perché, infatti, non tutti configurano completamente l’integrazione di AdWords col pannello di analytics?

Perché non conviene configurare completamente il pannello di Analytics

Come è noto, i costi degli annunci, basati sulle parole chiave, all’interno dei canali utilizzati per il PPC vengono assegnati seguendo un’asta: sono quindi numerose le variabili che concorrono a formare la spesa finale su piattaforme come Google Ads, che valuta non solo la singola parola chiave ma anche la tua offerta, la qualità degli annunci ottenibili con la parola chiave scelta, la presenza o meno di eventuali estensioni nell’annuncio.

Chiaramente, per ottenere tale stime previsionali, Google (e gli altri motori di ricerca) ha necessità di una grande quantità di informazioni che può reperire incrociando i dati delle campagne, delle ricerche e… degli account analytics di chi utilizza quel servizio.

I fattori di costo che concorrono alla creazione dell’asta per gli annunci non sono tutti espliciti: Easymedia, che opera sul web dal 1999 (utilizzando Overture, prima di Google, sul mercato statunitense) ha rilevato nei suoi venti anni di attività che i dati forniti a Google tramite gli account Analytics collegati ad AdWords concorrono a dare indicazioni per le aste, portando paradossalmente a un aumento nel tempo dei costi per i singoli annunci, e quindi a una maggiore spesa complessiva con ROI minore, al mantenimento costante dell’investimento.

Fra i parametri che comportano l’aumento della base d’asta, il fatto che Analytics permette agli algoritmi di comprendere meglio in quale settore si opera e quali sono i concorrenti principali: visti i concorrenti principali, la base d’asta delle keywords più “contese” aumenta, con gli effetti di cui dicevamo. Maggiore è il numero dei competitor per settore, maggiore è il costo delle chiavi e degli annunci: limitare la capacità di circoscrivere la concorrenza, limita la capacità dell’algoritmo di Google di modificare la base d’asta.

Ecco perché affermiamo che non è sempre vantaggioso configurare completamente le campagne, su ogni sistema analitico: poiché la configurazione incompleta delle campagne PPC sui relativi profili analytics aumenta i costi – ma non i benefici – Easymedia non procede a tale configurazione, sfruttando anche il proprio algoritmo (chiamato internamente Robot AMV T11) per attrarre maggiore clientela targettizzata.